Era l’anno 2000 (ecco perché a questo blog è stato assegnato l’indirizzo yovo2000).
Da qualche giorno stavo in Benin, ospitato in una missione ad Azovè. Dallo sbarco all’aeroporto non avevo incontrato alcun uomo bianco ed allontanandomi dalla costa verso l’interno ho temuto di essere finito in un film, o in un documentario girato da un temerario videomaker. Ora iniziavo a percepire la realtà condividendo il tempo con donne che agli abitanti di questo paese avevano deciso di dedicare la loro vita. Ammiravo ciò che facevano e avrei voluto anch’io fare qualcosa. Ma non ero un medico, non ero un fabbro, non ero un insegnante e non mi sarei fermato il tempo sufficiente per realizzare un qualsiasi progetto.
Avevo la sensazione che ci fosse tanto da fare, ma io… cosa potevo fare?
Cosa stavo facendo? Osservavo. Poteva servire a qualcosa? Forse si.
Perché non avevo mai sentito parlare del Benin? Perché non avevo mai saputo chi erano i beninesi? Perché non avevo mai saputo che c’erano persone che in un giorno riuscivano a realizzare più di quanto io avrei potuto fare in molti giorni?
Perché nessuno me ne aveva mai parlato.
Ecco, questo potevo fare, parlarne. Osservare e parlarne. Assistevo a qualcosa di straordinario e, pensai, riportandolo ad altre persone avrei potuto sensibilizzarne il sostegno, incuriosire o almeno lasciare una traccia di tutto ciò.
Così decisi di osservare e ricordare quanto più possibile per poi trasmetterlo ad altri.
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