Ex primi 7 post

Estratto dei primi 7 post

Per offrire al progetto maggior chiarezza e immediatezza, in questa pagina viene proposto un estratto dei primi post di questo blog. Le parentesi quadre […] indicano i punti in cui è stata eliminata parte del testo. Per leggere il testo completo è sufficiente cliccare sui titoli, si aprirà una finestra con il post originale.

26/11/2011 – Benvenuto
Il termine Yovò nella lingua locale di alcuni luoghi dell’Africa centrale, in particolare in Benin e in Togo,  significa “uomo bianco”.
Yovò ero io, qualche anno fa e per qualche giorno.
Yovò è il suono principale di una cantilena che i bambini recitavano vicino a me, e che mi è rimasta incagliata nell’orecchio, nonostante il passare del tempo.
Yovò è diventato il desiderio di fare qualcosa di buono, qualcosa di bello. E di farlo bene.
Yovò è stato riversato in un testo. Ad oggi non lo è ancora, ma presto potrebbe diventare un libro.
Yovò è il desiderio di raccontare la mia esperienza, affinché altri possano conoscere. Potrebbe venirti voglia di ripercorrere i miei passi, e magari fare più di ciò che io ho fatto.
Yovò, intanto, è questo blog.

27/11/2011 - L’idea di fondo
Era l’anno 2000 […]. Da qualche giorno stavo in Benin, ospitato in una missione ad Azovè. […]
Avevo la sensazione che ci fosse tanto da fare, ma io… cosa potevo fare? […] Assistevo a qualcosa di straordinario e, pensai, riportandolo ad altre persone avrei potuto sensibilizzarne il sostegno, incuriosire o almeno lasciare una traccia di tutto ciò. Così decisi di osservare e ricordare quanto più possibile per poi trasmetterlo ad altri.

Ad Azovè c'è la missione (cattolica) delle Sorelle Apostole della Consolata. […] Vivendo vicino a loro ho potuto vedere cosa si faceva all'interno della missione. Toccare con mano è stato il miglior modo per convincermi che ciò che facevano aveva un valore umano impagabile e, soprattutto, che veniva fatto al meglio, seppur con risorse limitate. […]  Lì c'è l'essenza del fare qualcosa per amore, senza aspettarsi niente in cambio. […] In quel posto carità è offrire la possibilità di un futuro, insegnando a scrivere e a lavorare, offrendo il conforto a chi ne è privo, offrendo anche la più elementare assistenza medica e, perché no, offrendo quel piccolo aiuto indispensabile a chi si trova incastrato nel “cul de sac” della povertà. […] Ho visto che ogni centesimo di euro arriva a destinazione ed è impiegato al meglio. Ho visto che anche oggetti per noi non più utili o desinati ad essere sostituiti lì diventano una risorsa. Ho visto che lì c'è qualcosa di buono, di importante. Ho visto che è fatto bene.

Avevo con me un piccolo quaderno dove alla sera, dopo giorni intensi, cominciai ad appuntare pensieri e cose che avrei dovuto ricordare. Tornato in Italia gli appunti sono diventati la traccia su cui riversare i ricordi. […] La mole di parole assomigliava quasi ad un libro ma, caspita, era scritto in un italiano scandaloso! […] Poco più di un anno fa lo guardai e pensai che dentro c’era un’esperienza che valeva la pena di essere raccontata. Solo il fatto che qualcuno lo potesse leggere avrebbe avuto un valore, il valore di raccontare una realtà che sembra tanto distante, ma che si trova solo ad otto ore di aereo dall’Italia. Il valore di raccontare, senza retorica, che c’è veramente qualcosa da fare per rendere il mondo migliore e che c’è veramente qualcuno che fa qualcosa.
Inoltre, se qualcuno l’avesse acquistato, ci sarebbero stati i diritti d’autore, e con quelli, forse, Yovò potrebbe essere una fonte di sostegno per piccole, importanti iniziative. Così immaginai che Yovò, nonostante le sue piccole imperfezioni, potesse diventare un libro.

Una volta deciso di rendere pubblico il testo ci sono diverse cosette da fare: correzione del testo, stampa, preparazione della copertina, distribuzione in libreria e promozione dell’opera. […] Dal punto di vista commerciale personalmente ritengo che Yovò sia un’opera interessante, ma rivolta ad un pubblico di nicchia. […] Gli obiettivi sono a) far conoscere ad altri la mia esperienza e b) raccogliere al contempo qualche soldino per finanziare iniziative benefiche. […] Interessandomi della cosa scopro […] l’auto-pubblicazione: essere editori di se stessi. […] L’autore dovrà però occuparsi di tutto: correzione, formattazione, copertina, promozione. Il servizio si occupa della stampa e della struttura vendite. Il raggiungimento dei due obiettivi sembra dunque possibile in questo modo. Mi permette a) di renderlo pubblico e b) di ottenere un guadagno già dalla vendita delle prime copie.

[…] Non credevo però che correggere il proprio lavoro fosse un’impresa così ardua! […] Non credo che il testo sia realmente scorretto, ma ho la sensazione di poterlo continuamente  migliorare. Però, alla fine, penso anche che sia bello così: è come se parlassi al lettore, con le mie inflessioni e qualche simpatica storpiatura linguistica. […] Il sito di self-publishing mi permette di inserire una foto in copertina, ne ho una che potrebbe proprio andar bene. Ha pure un significato particolare. Nel retro una breve presentazione e il gioco è fatto! […]

[…] Il self-publishing invece prevede essenzialmente la presenza del libro su una vetrina di vendita online. Yovò, come già scritto, verrà così pubblicato, pertanto non godrà dei tradizionali, costosi, mezzi pubblicitari. C’è un altro mezzo, comprensibilmente non contemplato dagli editori tradizionali perché aleatorio, che racchiude in sé un’enorme potenzialità: il passaparola. […] Se condividi gli intenti basta poco per coinvolgere i tuoi amici facendogli conoscere questo blog. Se una volta pubblicato il libro apprezzerai ciò che contiene, basterà poco per consigliarlo ad altri. […] Il bello di questa iniziativa è che non rincorre obiettivi impossibili: anche una sola persona in più che leggerà il libro realizzerà il primo obiettivo, anche una sola persona in più che acquisterà il libro concorrerà a realizzare il secondo obiettivo. […] In sostanza per la promozione, se la cosa ti piace, conto anche su di te.